I Vini del Cibo delle Alpi sono estremi perché coltivati in terreni distribuiti in piccole parcelle difficili da raggiungere. VIni che richiedono cura, precisione e grande attenzione alla sostenibilità ambientale. Da questo duro e paziente lavoro nascono preziosi vini con caratteristiche uniche. Ogni bicchiere è un’esperienza. Ideali da abbinare con i formaggi, i salumi e i derivati dalle farine di montagna (come il fantastico pane con farine locali).
Cosa sono i vini estremi o eroici?
I vini estremi, o eroci, sono prodotti con vigneti coltivati in luoghi difficili da raggiungere e quindi lavorati quasi completamente a mano. Sono diffusi in tutta la penisola italiana ma si trovano soprattutto nelle aree montane. Nelle Alpi ci sono alcuni tra i vigneti più estremi del mondo, coltivati sugli antichi terrazzamenti ricavati dai versanti delle vallate e costruiti con terreno da riporto, prelevato più a Valle e trasportato a mano sui ripidi pendii.
Sono eroici perché richiedono un’enorme fatica per produzioni spesso più contenute rispetto ai grandi vigneti di pianura. Ma in montagna non si trovano solo i vini estremi: viaggiando nelle vallate alpine è facile incontrare nuovi impianti resi accessibili da importanti interventi antropici e adattati alla viticoltura meccanizzata.
Si può assistere a vendemmie fatte con macchinari moderni e in certi casi addirittura con il trasporto dell’uva in elicottero. I vini estremi invece sono frutto del lavoro manuale, minuzioso e attento all’ambiente.
L’alta qualità e sostenibilità dei vini estremi
Nella viticoltura eroica si avvicinano nuove conoscenze con gesti e saperi antichi: i piccoli agricoltori lavorano in armonia con l’ambiente, lo fanno per una personale sensibilità ambientale ma anche perché consapevoli che solo la cura e l’attenzione rendono il fragile ecosistema montano idoneo all’agricoltura.
La montagna regala un ottimo vino
La produzione di vino di montagna è una sfida costante per i produttori anche a causa delle condizioni climatiche difficili. Tuttavia, le condizioni climatiche possono anche essere una benedizione per la qualità dei vini, poiché possono conferire loro una particolare personalità e unicità.
Le temperature più fresche, la maggiore escursione termica, l’alta altitudine, l’esposizione al sole e la presenza di terreni rocciosi e poveri sono solo alcune delle caratteristiche che incidono sulla qualità dei vini di montagna. Le temperature più fresche aiutano a mantenere un’acidità più elevata nei vini, cosa che può conferire loro una maggiore freschezza e vivacità. Questa acidità naturale può anche aiutare a preservare il vino durante l’invecchiamento. Inoltre, l’alta altitudine può aumentare l’intensità dei raggi solari, creando un ambiente ideale per lo sviluppo di uve più mature e ricche di zuccheri. La lenta maturazione consente infine alle piante di concentrare più nutrienti nell’uva.
Lo TZERB, estremo anche nella vinificazione
Lo TZERB di Orto Tellinum è un vino naturale ottenuto in prevalenza da uve di antichi vitigni di Chiavennasca (90%) con aggiunta di piccole quantità di altri rari vitigni autoctoni della Valtellina come il Traunasca, Burgnole, Pignola e Merlina. Piante recuperate da Orto Tellinum, su terreni distribuiti in piccole parcelle nell’area di Teglio (SO), e coltivati in modo naturale. Le uve non vengono acquistate da terzi ma sono tutte autoprodotte. “Tanti piccoli appezzamenti dei nonni degli altri, sottratti all’abbandono”. Jonatan Fendoni, titolare di Orto Tellinum, ha sviluppato una propria tecnica per il recupero delle piante che possono superare anche i 90 anni di età (l’età media è di 70-80 anni). Le radici profonde di queste piante riescono a penetrare le rocce estraendo i sali minerali che donano al vino carattere e unicità (il famoso terroir). La parola Tzérb è utilizzata nel dialetto valtellinese per indicare un terreno incolto, selvatico e abbandonato.
La terra è poca e dura, il terreno è arido e acido. Jonatan non utilizza fertilizzanti (tantomeno chimici): solo erba di sfalcio o estirpata. La vendemmia dello TZERB è fatta totalmente a mano ed è estremamente tardiva, generalmente viene fatta nella secondo metà di ottobre e può durare fino a novembre consentendo la massima maturazione dell’uva. Un lavoro sicuramente estremo ed eroico che ha anche un importante valore etico: con il recupero degli antichi vitigni autoctoni viene conservato il patrimonio genetico di piante che hanno resistito per decenni all’abbandono.